Per esplorare l’universo profondo e ottenere una visione più ampia, il prossimo telescopio non dovrebbe essere nell’atmosfera terrestre, ma sulla Luna. Questa proposta è stata presentata da alcuni astronomi durante la Conferenza di Astronomia organizzata dalla Royal Society a Londra.
L’idea è quella di sfruttare le condizioni uniche ed estreme degli scenari lunari per ottenere immagini dell’universo prima inimmaginabili. L’area di montaggio del telescopio virtuale è chiara. Deve trattarsi di un cratere vicino ai poli lunari dove ci sono condizioni di ombra permanente e temperature molto basse.
Jean-Pierre Maillard, astronomo francese, ha presentato la sua proposta durante la conferenza e l’ha poi dettagliata in una email al portale spazio. Secondo questo piano, il telescopio lunare dovrebbe avere un diametro di almeno 13 metri, il che lo renderebbe quattro volte più potente del James Webb Space Telescope (JWST). Quattro volte più grande, sarà in grado di catturare la luce a lunghezze d’onda oltre il limite attuale, che varia tra 0,6 e 28 micrometri.
Più freddo e meno luce: miglior telescopio
La dimensione degli specchi non sarà sufficiente se l’ambiente del telescopio presenta fluttuazioni di temperatura e limitazioni sui riflessi. Il telescopio spaziale James Webb, ad esempio, ha uno speciale copriobiettivo che lo protegge dalla luce solare e dal calore terrestre per mantenere la qualità delle sue immagini. Dopo un anno di attività, il telescopio ha dimostrato di essere uno strumento senza precedenti, ma i suoi limiti sono chiari: James Webb non può vedere oltre lo spettro del vicino e medio infrarosso.
Secondo Maillard il limite di un telescopio è determinato dalla temperatura alla quale può essere raffreddato. In alcune regioni polari della Luna, le temperature raggiungono i -170 gradi Celsius, e quindi il dispositivo virtuale è in uno stato di raffreddamento permanente, senza interruzione di calore, luce o movimento. Si stima che in queste condizioni estreme, un telescopio di 13 metri di diametro potrebbe raggiungere lunghezze d’onda fino a 200 micrometri.
Un telescopio in grado di seguire meglio la vita sugli esopianeti
Un telescopio in grado di catturare lo spettro del lontano infrarosso ci permetterebbe di analizzare meglio le atmosfere degli esopianeti, come il misterioso pianeta oceanico K2-18b, che attira gli astrobiologi. “Molte molecole e atomi possono essere rilevati solo oltre i 25 micrometri. Questo è il caso, ad esempio, dell’H2O, che sarà essenziale nell’osservazione degli esopianeti per dedurre se sono mondi abitabili o meno”, ha spiegato Millard.
Un telescopio di queste proporzioni non arriverà presto. Millards afferma che un’infrastruttura lunare simile a quella descritta sarà possibile solo nei prossimi decenni. Innanzitutto, occorre potenziare l’esplorazione lunare che inizierà con le missioni Artemis della NASA. Deve inoltre iniziare a utilizzare le risorse esistenti nella regione meridionale della Luna, compresa la possibilità di estrarre acqua ghiacciata immagazzinata nei crateri.
Per ora gli scienziati dovranno utilizzare gli strumenti di James Webb e migliorarli nel tempo, come è successo con il telescopio Hubble, per allungarne la vita utile. Il James Webb Space Telescope (JWST) è ancora lontano decenni dall’essere operativo e i ricercatori stanno ancora comprendendone la portata e le capacità di osservazione. Le sue capacità sono attualmente utilizzate per esplorare lo spazio primordiale dove sono stati trovati buchi neri, pianeti e supernove.
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